A colloquio con… Stefano Teani

La mia intervista per LuccaMusica

Come è nata l’idea di comporre questa opera lirica?

L’idea di base risale a molti anni fa, quando pensai di voler mettere in scena un canto struggente e patriottico di un antico popolo bistrattato. Ovviamente era un’allegoria dell’Italia e degli italiani di oggi. L’idea rimase in un cassetto fino all’estate scorsa, quando mi accorsi che era un buon progetto e che era il momento di realizzarlo.

Hai scritto non solo la musica, ma anche le parole

Quando si crea la storia – il concept – prima della musica, penso sia meglio occuparsi anche del testo; in questo modo si riesce a creare una maggiore sinergia fra testo e musica…o almeno ci si prova! Per quanto mi riguarda ho scritto molta poesia e non solo, fin dai tempi delle scuole medie, quindi mi sono trovato piuttosto a mio agio con questo duplice compito.

Poi l’hai perfezionata al Corso Internazionale per opera lirica italiana “Giacomo Puccini” organizzato dalla associazione di musica contemporanea Cluster 

Esatto! Il progetto iniziale dell’opera  aveva bisogno di essere seguito e sviluppato. Avere un’idea è fondamentale, ma quello che distingue il compositore dagli altri è sapere come gestire e sviluppare quella prima intuizione. Questo corso è stato fondamentale per riuscire a esprimere tutta quella forza teatrale, presente nella mia idea, ma che ancora non sapevo come tradurre a pieno in partitura.

Una esperienza importante  confrontarsi con linguaggi musicali provenienti da tutto il mondo

E’ stato uno degli aspetti più stimolanti. Trovare la mia “vena musicale italiana” (direi addirittura lucchese) grazie al confronto con musicisti provenienti da ogni parte del mondo è stato inaspettato quanto elettrizzante. Sembra un paradosso, ma lavorando con persone di paesi diversi e approfondendo la loro cultura, ho riscoperto e apprezzato ancora di più il mio essere italiano, la musicalità della mia lingua, le mie “inconsapevoli” radici operistiche e molto altro.

La tua prima esperienza internazionale come pianista a Salisburgo

Ricevere una borsa di studio per andare a studiare per un periodo all’estero è sempre una soddisfazione. In quell’occasione ho davvero approfondito alcuni autori del repertorio pianistico con un grande Maestro come Aquiles Delle Vigne (già pupillo di Claudio Arrau) e ho avuto il piacere di suonare nella prestigiosa Wiener Saal nel concerto dei migliori allievi. Uno degli aspetti più interessanti che mi ha trasmesso Delle Vigne è stato l’eclettismo del suo insegnamento e della preparazione che lui ritiene necessaria per ogni artista. Parlando di un brano per pianoforte subito faceva riferimento a un dipinto d’autore, quindi a un testo poetico o teatrale e il tutto era legato da una concezione o dottrina filosofica ben precisa. “Il musicista non può essere ignorante” era la sua frase ricorrente.

La tua collaborazione con Riccardo Muti

Quello è stato un traguardo per me inaspettato. Feci domanda per essere ammesso alla sua “Italian Opera Academy” senza grandi speranze di essere selezionato, data la quantità di domande di iscrizione che immaginavo ricevesse. Invece passai la prima selezione (mandando il curriculum e un video in cui dovevo suonare alcuni estratti d’opera accennando con la voce tutte le parti cantate) e poi anche la seconda. Fui scelto direttamente da lui, e dal resto della commissione, fra oltre 150 pianisti davvero di altissimo livello. È stata per me l’esperienza più intensa e formativa in assoluto: ogni giorno a contatto con Muti, con lo storico soprano Renata Scotto e con una grande orchestra come la Cherubini.

Partecipi anche all’attività dell’Accademia di Montegral di Gustav Kuhn

Col Maestro Kuhn ho cominciato nel 2015 e continuo tuttora  a frequentare sia la sua Accademia che i suoi teatri a Erl. Una fonte inesauribile di esperienza e conoscenza (non dimentichiamo che è stato un grande allievo di Karajan) con grandi mezzi e grandi collaboratori a sua disposizione per fare musica. Con lui non esistono compromessi, la musica va rispettata senza se e senza ma.Quello che il compositore scrive va eseguito scrupolosamente e capito a fondo. Un tratto, devo dire, che accomuna tutti i veri grandi Maestri.

Hai fondato anche lo Yugen Ensemble

Fin dai primi anni in conservatorio ho accompagnato al pianoforte quasi tutte le classi, dagli ottoni ai legni, dagli archi alle percussioni, studiando gli strumenti da vicino. Col tempo ho imparato che questo è l’approccio migliore per un compositore (permettendo così di conoscere le problematiche e le caratteristiche di ciascuno) e l’ho voluto rendere sistematico fondando un ensemble che permettesse a me di studiare e sperimentare direttamente sullo strumento e a loro di fare esperienza di musica contemporanea (purtroppo bistrattata e sminuita all’interno del conservatorio).

 

Come fai a conciliare tutta questa attività con i tuoi numerosi interessi ?

In effetti a volte non è semplice gestire tutto, però il segreto è fare quello che piace. A me piacciono davvero molte cose, dal tennis al nuoto, dalle arti marziali alla filosofia…Certamente far conciliare l’impegno creativo con le varie attività non è sempre facile, però lo faccio volentieri e “tutto” aiuta tutto. Se ottengo risultati musicali lo devo anche ai traguardi raggiunti nel Karate (per esempio a gennaio scorso ho ottenuto il grado di cintura nera 3° Dan) o nello Iaido (l’arte della spada giapponese che ho intrapreso da pochi anni e che mi ha già arricchito molto). Mi sono reso conto che, se con criterio e dedizione, più ne faccio e più ne riesco a fare…e anche meglio!