Ave Maris Stella
Questa brano nasce dal famoso inno della liturgia delle ore situato nel Codex Sangallensis. Tuttavia, mi sono astenuto dal citarne il materiale musicale e questo per una ragione molto semplice. Ciò che a me interessava recuperare di questo antico canto era il testo, percepito da me come ricco di musicalità, di significato e, in una parola, di fascino.
Ho cercato dunque un tema assolutamente originale che restasse sospeso, dunque non tonale nel senso più comune del termine, bensí dai tratti modali, insistendo molto su dissonanze e urti (di seconda, di quarta, di settima) raramente aspri che portassero l’immaginazione dell’ascoltatore indietro con la memoria e lontano con la fantasia.
Il tema che quindi ne è scaturito risulta semplice, lievemente ambiguo e volutamente strofico, conferendo una cadenza e un movimento che potrebbero assurgere a citazione del Mare nominato nella prima strofa.
Il brano poi lascia spazio ad una parte centrale molto importante, il punto focale del testo: la richiesta di svelamento della Madonna (”Monstra te esse Matrem”); in questa sezione ho optato per un tema ripetuto due volte con lievi mutazioni (prima in solb magg. e poi in sol magg.) stavolta evidentemente tonale e dai tratti mozartiani.
Questo perché ho percepito questa richiesta come qualcosa di molto intimo che richiedeva un canto struggente e grato, motivo per cui ho optato per una ripetizione variata nella tonalità, più calda, di sol, situata un semitono sopra.
Infine, il brano riprende il tema originario con l’impiego massiccio dell’intero coro che spazia dalle note più acute a quelle più gravi, per poi confluire in un vigoroso “Sit laus” dalla connotazione fortemente drammatica la quale prepara l’ “Amen” finale composto da: le prime due battute di tema (Contralti e Tenori); parti d’armonia con sospensione sul sesto grado (Soprani e Bassi).